Lo sport è stato colto da una terribile notizia. L’addio al campione del mondo non può passare inosservato: sono tutti in lacrime.
Ci sono figure che attraversano il calcio in punta di piedi, senza clamori, ma lasciando dietro di sé un’eredità che il tempo non cancella. Persone che hanno vissuto il pallone quando ancora contava il campo, la fatica, la meritocrazia, e non la vetrina dei social o le luci dei contratti milionari. Di lui si diceva che fosse un perfezionista, un lavoratore instancabile, un professionista capace di insegnare il mestiere senza mai imporsi. Non era un uomo da copertine, ma da spogliatoio, e per questo tutti lo rispettavano. La sua carriera era iniziata nel club più titolato al mondo, in un’epoca in cui indossare quella maglia significava affrontare un peso enorme e un onore indescrivibile. In una squadra di stelle, aveva imparato a farsi trovare pronto, aspettando il suo momento con umiltà e dedizione.
Quel momento arrivò, e lui lo colse con la calma e la compostezza dei grandi portieri di scuola antica. Poi il passaggio in un’altra piazza importante, dove dimostrò tutto il suo valore, arrivando a conquistare il riconoscimento che ogni portiere sogna: essere il migliore di tutti, quello che subisce meno gol, quello che guida la difesa con lo sguardo e la voce, più che con i gesti plateali. Fu anche parte di una nazionale che viveva una fase di transizione, in un periodo in cui la maglia del proprio Paese era un onore più che un traguardo. Partecipò a un Mondiale indimenticabile, quello delle notti magiche italiane, che ancora oggi resta nella memoria di chi ama questo sport. E anche quando i riflettori si spensero, non abbandonò mai il calcio: lo fece suo mestiere, sua missione, restando accanto a chi difendeva la porta come lui, trasmettendo segreti e mentalità, più ancora che tecniche di parata.
Addio a José Manuel Ochotorena, portiere gentiluomo e maestro di una generazione
Il calcio spagnolo piange José Manuel Ochotorena, scomparso a 64 anni dopo una lunga malattia. Ex portiere di Real Madrid, Valencia e Tenerife, era considerato uno degli esempi più puri di professionalità e dedizione. Nato a San Sebastián nel 1961, aveva esordito in Liga con il Real Madrid nel 1982, vincendo tre scudetti, una Coppa del Re, due Coppe UEFA e una Coppa di Lega. Per anni fu il vice del leggendario Miguel Angel, poi la concorrenza di Paco Buyo e alcuni infortuni ne limitarono la continuità, ma non l’impronta lasciata nei cuori dei tifosi. Nel 1988 passò al Valencia CF, dove visse gli anni migliori della sua carriera, conquistando il prestigioso Trofeo Zamora come miglior portiere del campionato spagnolo. Le sue prestazioni lo portarono fino alla convocazione ai Mondiali di Italia ’90, dove fece parte della nazionale guidata da Luis Suarez accanto a Zubizarreta e Ablanedo.

Addio a José Manuel Ochotorena, portiere gentiluomo e maestro di una generazione – Sport.forumfree.it (screen Youtube)
Appesi i guanti al chiodo, Ochotorena diventò uno dei preparatori dei portieri più stimati d’Europa. Fu nello staff di Rafael Benítez al Liverpool, vincendo la Champions League 2005, e poi lavorò con la nazionale spagnola durante l’epopea irripetibile culminata con due Europei (2008, 2012) e il Mondiale 2010. Alla notizia della sua morte, i messaggi di cordoglio si sono moltiplicati. Il Real Madrid lo ha definito “uno dei portieri leggendari del nostro club”, mentre il Valencia CF lo ha salutato come “una figura di riferimento per tutto il calcio spagnolo”. Con lui se ne va non solo un grande portiere, ma anche un maestro di vita e di sport, uno di quei professionisti che hanno vissuto il calcio come un’arte, fatta di rispetto, silenzio e passione. José Manuel Ochotorena lascia un’eredità preziosa: quella di un uomo che, tra i pali o dietro le quinte, ha insegnato a tutti che per essere grandi non serve gridare, ma dare l’esempio.

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